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Agrigento ed il suo Territorio

La Scala dei Turchi e Capo Rosso

La Scala dei Turchi si trova nella località di Realmonte, a meno di 30 minuti in auto da Agrigento, passando per la SS 115. Questa bianca scalinata a picco sul mare è un vero e proprio monumento naturale.

Una lunga scogliera, modellata da millenni di acqua e vento. prende il nome dal fatto che, grazie alla sua comodità di accesso dal mare, è stata utilizzata dai pirati dei conquistatori arabi, i turchi, per l’accesso al centro abitato.

La Scala dei Turchi e Capo Rosso
La Scala dei Turchi e Capo Rosso

Oggi la Scala dei Turchi è perfetta per passeggiare, guardare il tramonto, fare delle foto mozzafiato, tuffarsi, rilassarsi. Il suo candore abbagliante contrasta in modo incredibile con il blu del cielo, ed è talmente bella che è stata citata perfino da Andrea Camilleri nei suoi romanzi di Montalbano, da Pirandello, ma anche da Giuseppe Tornatore, che ne ha fatto il set di film come Malèna, con Monica Bellucci.

Capo Rosso è la spiaggia che si trova al lato della Scala dei turchi, e prende il nome dalle sue rocce rosse e bianche che digradano verso il mare. In realtà tutta questa zona è ricca di spiagge, sia attrezzate che libere, incastonate in uno scenario davvero unico, in una delle zone più frequentate dei dintorni di Agrigento.

Tutta la zona offre dei panorami incredibili sul mare e sulla costa, e le spiagge si raggiungono dopo aver parcheggiato ai lati della strada o nei parcheggi autorizzati, scendendo lungo delle scale.

La Valle dei Templi

La valle dei templi di Agrigento si trova su una collina a circa 5 km dal centro della città, e si estende su di un’area di oltre 13.000 ettari. È il sito archeologico più grande del mondo, e dal 1997 fa parte del Patrimonio Dell’umanità dell’UNESCO. Si tratta del nucleo originario di Akragas, l’odierna Agrigento, fondata dai Greci nel 581 a. C. Oltre ai resti di 12 templi dorici, santuari e necropoli, il parco racchiude il Museo Archeologico di Agrigento e il Giardino della Kolymbethra.

La Valle dei Templi
La Valle dei Templi

La visita può partire dalla Rupe Atenea, che ospita i resti del tempio di Demetra, costruito intorno al 470 a.C. e inglobato all’interno della chiesa medievale di San Biagio. All’esterno della chiesa sono visibili le fondazioni dell’ingresso del tempio, mentre l’interno custodisce una cella, circondata da un muro di recinto. Proseguendo si può ammirare il Santuario rupestre di Demetra e Persefone. Proseguendo lungo la Via Sacra si raggiunge il Tempio di Giunone e poi il Tempio della Concordia, uno dei meglio conservati del mondo, e l’unico di tutti quelli di Agrigento che reca quasi intatti tutti gli elementi dei frontoni e delle travi. Proseguendo si incontra poi il più antico di tutti i templi dorici di Agrigento, il Tempio di Ercole, o Eracle: guardando in alto verso il tetto si nota una scaletta di servizio, elemento tipico della architettura dei templi di Agrigento, e che si trova qui per la prima volta.

Girando a sinistra poi attraverso la porta Aurea si visita il tempio di Esculapio e si apre poi l’immensa area del tempio di Zeus, di cui oggi restano soltanto rovine che comunque riescono a trasmettere la grandiosità dei grandi templi dorici di epoca classica.

Uno dei Telamoni, i giganti di pietra alti oltre 7 metri che reggevano il tempio, ora si trova al Museo archeologico di Agrigento. L’area sotto il tempio di Ercole ospita il giardino della Kolymbethra e il tempio di Vulcano, o Efesto. Alla fine del percorso, con il biglietto combinato, si possono visitare le 18 sale del museo archeologico.

Il Giardino della Kolymbethra

Restituito al suo splendore dal 1999 grazie all’intervento del FAI, il giardino della Kolymbethra copre una superficie di 5 ettari e si trova nella Valle dei Templi di Agrigento. Oltre agli agrumeti, agli olivi secolari, ai mandorli e a tratti di macchia mediterranea intatta, il giardino ospita gli acquedotti feaci, i soli aperti nella Valle dei Templi.

Il Giardino della Kolymbethra

Oggi si possono visitare lungo un percorso che scende per 185 metri sotto terra. Realizzati nel quinto secolo a.C., questi acquedotti portavano l’acqua ad una vasca che ospitava pesci, uccelli e cigni, la Kolymbethra in greco. Oggi le acque irrigano il giardino e i 1.500 alberi che qui sono stati piantati, tra cui aranci rari e mandorli che fioriscono in febbraio inondando di profumo ed esplosioni di bianco tutta la zona, insieme agli eventi che si tengono qui ogni anno per la festa del mandorlo in fiore.

A fondovalle scorre un torrente, e si possono ammirare reperti archeologici ancora nascosti che continuano a venire alla luce.

Il Museo Archeologico Regionale Di Agrigento

Realizzato negli anni ‘60, il museo si trova sul Poggetto di San Nicola, nella Valle dei Templi, nel punto in cui sorgeva l’agorà superiore dell’antica Akragas. Il museo conta 5.688 reperti ed è suddiviso in 18 sale con due percorsi espositivi: uno conserva i reperti dell’antica Akragas, rinvenuti negli scavi dagli anni ’40 in poi.

Il Museo Archeologico Regionale Di Agrigento
Il Museo Archeologico Regionale Di Agrigento

Da non perdere qui la statua originale di uno dei Telamoni, i giganti che si trovavano nel tempio di Zeus Olimpio, l’efebo di Agrigento e le collezioni di ceramiche e sculture. L’altro percorso raccoglie le testimonianze archeologiche delle province di Caltanissetta e Agrigento, dalla preistoria al periodo greco.

La cattedrale di S. Gerlando

La cattedrale di San Gerlando è dedicata al patrono di Agrigento, e si trova in cima a una grande scalinata sulla collina del centro storico della città.

Fondata dal vescovo Gerlando nel XI secolo, oggi è un’armonia incredibile di stili arabo e normanno, ma anche gotico, chiaramontano e barocco, a testimonianza del passato multietnico della città. La torre e il transetto sono infatti in tipico stile arabo, mentre la prima parte della chiesa con le sue grandi colonne sormontate da archi sono in stile gotico e chiaramontano.

Il presbiterio e la parte centrale della chiesa sono ricchi di decorazioni e stucchi in stile barocco, e guardando in su si resta davvero stupefatti dall’incredibile ricchezza di figure ed elementi. La cattedrale custodisce l’urna d’argento con i resti di San Gerlando, e una fenomeno interessante, il cosiddetto portavoce. Provate a sussurrare qualcosa all’ingresso della cattedrale a qualcuno che si trova nell’abside in fondo: sarete capiti alla perfezione.

I luoghi di Pirandello

Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti”. Luigi Pirandello.

Luigi Pirandello, Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, è forse il personaggio più rappresentativo di Girgenti. Una passeggiata letteraria nei luoghi di Pirandello inizia dalla sua casa natale, che si trova a circa 5 km dalla città ed oggi è un museo.

I luoghi di Pirandello
I luoghi di Pirandello

In questa casa rurale di fine ‘700 Pirandello trascorse l’infanzia e l’adolescenza, ed oggi ospita cimeli, fotografie premi e riconoscenze.  Un vialetto dietro la casa porta al famoso Pino di Pirandello: oggi il pino non c’è più, ma c’è un cippo che ospita il vaso con le sue ceneri, come da sua richiesta.

Merita una visita poi la biblioteca museo Luigi Pirandello, che si trova ad Agrigento in via Imera 50, ed è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13:30, il mercoledì e giovedì dalle 15 alle 18. Ingresso gratuito.

Il crocifisso di legno che è stato descritto nel Signore della Nave si può ammirare nella chiesa di San Nicola, nella Valle Dei Templi.

Per rivivere, invece, la realtà che ha dato vita alle sue opere, si può visitare Porto Empedocle, a 10 km da Agrigento, dove il padre di Pirandello, commerciante di zolfo, viveva.

Se resta un po’ di tempo, si può fare una scappata alla solfatara che si trova nel territorio di Aragona, a 15 km da Agrigento. La solfatara fu prima una fonte di ricchezza e poi di povertà per la famiglia Pirandello, e questo tracollo diede poi il via al Fu Mattia Pascal.

Dintorni di Agrigento: Sciacca ed Eraclea Minoa

Sciacca si trova a circa 67 km da Agrigento ed è un piccolo gioiello a forma di anfiteatro, in cui le case pastello si affacciano sul mare. È famosa per le sue ceramiche artigianali, che si possono ammirare nelle oltre 50 botteghe ma anche lungo le vie del centro, con vasi e decorazioni tutte da fotografare. Sciacca è anche storia, archeologia, arte, natura. A partire dalle sue acque termali, scoperte e utilizzate già dai Romani, fino alla chiese e alle sue leggende. Tra questa vi è un enorme oleastro nella campagna circostante: risale al ‘300 ed è talmente grande che si pensa ospiti folletti e spiriti della natura.  Le sue olive non vanno staccate dall’albero, ma prese quando cadono, per evitare un anno di sfortuna.

Dintorni di Agrigento: Sciacca
Dintorni di Agrigento: Sciacca

Sciacca è anche rinomata per il carnevale, che attrae oltre 200.000 persone grazie ai carri allegorici realizzati a mano e semoventi. La tradizione religiosa rivive poi ogni anno il 2 febbraio e il 15 agosto con la processione della Madonna Del Soccorso.

Eraclea Minoa è una cittadina a 40 km da Agrigento. Il nome lascia intuire la sua importanza mitologica: si dice che sia nata in seguito al re cretese Minosse, che insegui Dedalo fin qui per punirlo dato che aveva aiutato Teseo e Arianna nel labirinto.

Eraclea Minoa fu fondata nel VI secolo a.C., da coloni greci che provenivano da Selinunte. Fu poi abitata dai romani, e abbandonata nel I secolo dopo cristo.

Negli anni ’50 iniziarono gli scavi che hanno portato alla luce un anfiteatro greco affacciato sul mare e preziosi reperti che comprendono vasi, suppellettili, ceramiche, oggi custodite in un antiquarium. Le rovine archeologiche di Eraclea Minoa sono imperdibili anche grazie alla loro posizione, a strapiombo sul mare, racchiuse dall’azzurro del golfo e dalle rocce di Capo Bianco. Questa cittadina è molto frequentata anche per i suoi 6 km di spiagge di sabbia fine, lambite da acque cristalline e protette da una lussureggiante pineta. L’arenile oggi subisce l’erosione e si è ridotto, ma il paesaggio resta comunque spettacolare.

Cosa mangiare ad Agrigento

La cucina di Agrigento risente delle influenze arabe e normanne e della compresenza del mare e della montagna. Gli antipasti di mare, quindi, sono un trionfo di pesce: da provare i frutti di mare all’insalata con gamberetti e le sarde a beccafico con pinoli e mollica.

La terra regala poi carciofi, pomodori, olive: da assaggiare, le chiappe, pomodori essiccati al sole, e le panelle, oppure un originale connubio: i carciofi ripieni di gamberetti.

I primi della tradizione comprendono i cavatelli all’agrigentina e il Macco di San Giuseppe: una minestra di fave con finocchietto selvatico, e il Taganu, o Tianu di Aragona. È un gustosissimo timballo con pasta, ragù, uova, parmigiano e burro.

Cosa mangiare ad Agrigento
Cosa mangiare ad Agrigento

I primi della tradizione marinara, in vece, comprendono spaghetti con pistacchio e gambero rosso, fettuccine agli scampi e minestra di seppie. Il coniglio all’agru-duci è protagonista dei secondi di terra: cotto in umido con sedano e patate, si accompagna a grigliate di agnello e un piatto unico che si prenota nelle trattorie, La roba cotta. Dedicata a chi non ha lo stomaco debole, è un insieme di interiora (agnello, vitello, maiale), lessate e condite con il limone.

Chi ama i secondi di pesce non può perdere le grigliate di pescato fresco e specialità come le cozze gratinate e il dentice al forno con patate.

I dolci di Agrigento sono delizie con mandorle, pistacchi, miele. Da provare cannoli e cassatine, il cous cous al cacao e le brioche con la granita di mandorle, terminando con un bicchiere di zibibbo. Tra i vini rossi da assaggiare il Nero d’Avola e il Syrah, tra i bianchi il Grecanico e l’Inzolia.